Newsletter di Mario Pagliaro, 1 dicembre, 2003:

“A fish rottens from its head”

Sommario:
Se un'organizzazione non funziona la causa sta sempre nella incapacità e nell'inettitudine dei suoi capi. E il caso di STM lo dimostra.

Quando nel luglio dell’80 Pasquale Pistorio, manager siciliano ex Motorola, accettò l’offerta del Governo italiano di assumere la guida della vecchia impresa microelettronica di Stato SGS, capì subito che la situazione dell’azienda era disperata.

La qualità dei prodotti era scadente, il personale demotivato, le conoscenze obsolete e il management stava là per logiche di appartenenza invece che per merito. 

Aveva due opzioni: rivoluzionare tutto o liquidare l’azienda.

Pistorio, un ingegnere elettrico con una lunga esperienza di venditore, aveva vissuto a lungo negli Stati Uniti e sapeva due cose essenziali: che aveva bisogno di denaro e di autonomia perchè in Italia come in America vale il detto a fish rottens from its head

Don Jackson a Catania

Quindi, nominato Ceo (Chief executive officer) prima volle l’alleanza con la divisione microelettronica francese della Thomson (1987) spostando la sede dell’azienda a Saint-Denis nel sud della Francia; e poi iniziò nella nuova joint-venture la rivoluzione della qualità. Ma invece di affidarsi a improbabili “sistemi” delegandone la gestione a qualche suo sottoposto, chiamò da Londra il consulente manageriale Don Jackson per una formazione di frontiera -- sua e dell’intera alta direzione della nuova SGS-Thomson -- sulla qualità totale

E così, invece di accampare scuse per “impegni più urgenti” della qualità, furono lo stesso Pistorio e gli altri top manager a formare sulla qualità e sul suo miglioramento i manager intermedi, e questi “a cascata” (cascade training) i loro sottoposti e questi ultimi, ancora, gli operai delle linee di produzione!

Cioè, esattamente l’opposto di quanto avviene nelle imprese italiane con la la certificazione di qualità ISO 9000.

Jackson spiegò a Pistorio quanto gli americani sapevano almeno dal 1979 e i giapponesi -- grazie ad un americano di nome Deming -- dai primi anni ‘60: che la qualità, cioè, era gratuita

Ovvero che era ed è sempre più economico fare le cose bene fin dall’inizio, invece che farle male e doverle riparare e correggere dopo.

E come questo riguardasse, innanzitutto, il lavoro manageriale di Pistorio e dei suoi collaboratori: che non erano più i clienti dei processi aziendali. Ma i primi fornitori della qualità: dovevano causare, sostenere e migliorare la qualità dell’impresa ogni giorno, misurandola con il denaro e correggendo e migliorando tutto: prodotti, processi, conoscenze e relazioni.

Misurando la qualità, Pistorio scoprì che una cifra prossima al 20% del fatturato veniva spesa per correggere e rifare cose fatte male e incomplete; per attendere pezzi e servizi in ritardo e per gestire magazzini pieni di roba che nessuno comperava

Nel maggio del ’93 lui e il suo team iniziarono a condurre da sé le verifiche aziendali necessarie a dar forza al miglioramento (Ceo audit): sapevano che l’americana ITT aveva iniziato molti anni prima la stessa rivoluzione e decisero di apprenderne i concetti (benchmarking), costituirono gruppi di miglioramento della qualità e resero permanente il programma assegnando responsabilità precise e assumendosi l’impegno a discutere lo stato della qualità in ST ad ogni seduta del consiglio di amministrazione. 

Nel 1997, tre anni dopo la quotazione a New York e a Parigi, Pistorio ritirava dalla regina di Svezia il Premio qualità europeo.

E oggi la nuova STMicroelectronics è una società per azioni con il 64% del capitale in mani private che fattura 6,3 miliardi di dollari vendendo 3mila prodotti ottenuti in 17 impianti (di cui 2 in Italia, uno a Malta e uno in Marocco), ed è fra i 5 principali produttori di microprocessori mondiali nel settore a più alto tasso di innovazione dell’intero mondo produttivo. 

Quindi, quando sentiamo e leggiamo che il principale problema del sistema produttivo italiano che in dieci anni ha perso quote di export in tutto il mondo sono la bassa qualità dei prodotti e la scarsa  produttività delle imprese, sappiamo una cosa: a fish rottens from its head. Ad essere bassa è la qualità del management italiano. E la cura Pistorio: la cura della qualità, è quello che serve. 

Quindi, quello che ci occorre è rimetterci a studiare -- frequentando una formazione manageriale all'avanguardia -- per imparare a gestire la qualità come hanno fatto e continuano a fare in ST.

Per saperne di più

Il corso L'impresa snella e il libro di Mario Pagliaro Scenario: Qualità.


> Le altre newsletter (lista completa)
> Sottoscrivi il Quality Report