Terza Ondata di Mario Pagliaro, 13 febbraio, 2008:

Nuova cultura di impresa

Quale sia la condizione del pensiero manageriale europeo, lo rende con disarmante ma precisissima evidenza il documento sequestrato dalla Guardia di Finanza nello stabilimento di Terni della Thyssen Krupp.

Dunque, secondo il pensiero del management di questa multinazionale tedesca espresso in un memorandum scritto in tedesco e rivolto ai top manager in Germania, i lavoratori dell’impianto di Torino sono morti perché distratti.

Il ministro è un ex sindacalista e dunque è di parte; infine, il lavoratore sopravvissuto dovrà, a tempo debito, essere punito perché è assurto al ruolo di star mediatica.

Che tacesse come fanno in genere i colleghi delle povere vittime dell’insicurezza sui luoghi di lavoro.

Ricorda qualcosa di siciliano, questo pensare teutonico? Eccolo dunque, in pieno 2008, il pensiero manageriale praticato in una multinazionale dell’acciaio (“Stalin”, in russo): puro comando in stile militare ottocentesco; paura, punizioni, intimidazioni e delazione.

Quello di cui non si rendono conto, i manager in questione, è come loro e la loro azienda siano le prime vittime del loro stesso pensiero.

E’ stato questo considerare l’uomo come puro strumento che ha portato alla tragedia di Torino; la stanchezza, la mancanza di estintori, le carenze organizzative sono infatti gli agenti – e non le cause – dell’incidente. La causa dell’incidente è aver considerato gli uomini come fungibili, alla stregua del vecchio stabilimento ormai prossimo ad essere abbandonato, sì, ma non prima di aver strizzato le ultime quote di profitto.

Una sera del 1951, riunito a Tokio di fronte ai 12 top manager delle maggiori aziende giapponesi prostrate come il Paese distrutto dalla guerra, un desueto statistico americano chiamato Joe Deming mostrò ai manager un semplice diagramma.

“La vostra impresa è un sistema. Ci siete voi, i vostri lavoratori, i vostri fornitori, le banche, le amministrazioni pubbliche, le scuole e tutti gli altri che vi riguardano. I lavoratori non hanno nessuna colpa né devono essere biasimati. Se volete migliorare l’azienda dovete migliorare il sistema. Fatelo, e fra cinque anni i vostri concorrenti esteri chiederanno la protezione dei loro governi”.

Uno di questi concorrenti stava in Italia, lo sapete. E in Italia, in Val di Sangro la Honda costruisce le motociclette con cui domina largamente il mercato italiano.

Avete mai sentito, al telegiornale, parlare di morti sul lavoro in questo stabilimento?

E come i giapponesi abbiano creato dal nulla una vera e diffusa cultura industriale non è però sfuggito all’amico Marcello De Cecco che proprio da quei luoghi proviene. “La Honda che non è italiana ha cinquanta, sessanta subfornitori. Non ce li ha trovati , in Val di Sangro. Li ha inventati, li ha creati, li ha educati, l’ha mandata in Giappone , questa gente che faceva il contadino o il geometra, a imparare come si gestisce una impresa industriale. Gli ha persino spiegato come si dispongono i macchinari all’interno delle fabbriche, e gli ha anche detto, per tempo, di ampliare la gamma dei clienti per non dipendere completamente dalla Honda. Questo è stato possibile perché la Honda ha paura di essere cacciata dall’Europa e dall’Italia, non fa parte del territorio, e le riesce abbastanza difficile strizzare l’occhio al sindacalista o al politico locale. Perciò si è circondata di gente locale che divide il suo destino e la difenderà da improvvide decisioni del governo centrale, di quelli locali, dei sindacati degli imprenditori e dei lavoratori.

I manager europei devono urgentemente rinnovare la loro cultura. 

Per saperne di più

 Il corso L'impresa snella. Questo articolo di Mario Pagliaro è stato pubblicato il 23 gennaio 2008 da Il Quotidiano di Sicilia.


Tutti gli editoriali di Terza Ondata (lista completa)