Newsletter di Mario Pagliaro, 4 novembre, 2002:

"Mafia, Etna, delitti di onore e terremoti"

Sommario:
L'ex corrispondente di Mediaset dalla Sicilia Salvo Sottile spiega come funziona l'informazione in Sicilia.

Salvo Sottile: Giornalista a Palermo

Il tempo -- ha esordito il corrispondente del TG5 dalla Sicilia Salvo Sottile nel suo intervento dell'11 ottobre Comunicare dalla Sicilia: Comunicare dal degrado? -- non è assolutamente più sufficiente: oggi valuto il tempo in modo diverso perché diverso è il modo di scandire gli eventi. 

Ho cominciato con l'eruzione dell'Etna su Zafferana Etnea del 1991: 100mila lire a collegamento con il TG5 appena nato.

Avevo 18 anni e il grande pregio del mio direttore Mentana è stato quello di darmi la necessaria fiducia nonostante l'età. E lì, sul campo, ho imparato il ritmo del linguaggio televisivo e a gestire le emergenze. 

Non era neanche finita l'eruzione dell'Etna che la mafia intraprese la strategia terroristica che portò alle stragi Falcone e Borsellino

Il tempo -- ha esordito il corrispondente del TG5 dalla Sicilia Salvo Sottile nel suo intervento dell'11 ottobre Comunicare dalla Sicilia: Comunicare dal degrado? -- non è assolutamente più sufficiente: oggi valuto il tempo in modo diverso perché diverso è il modo di scandire gli eventi. 

Era il 1992: l'anno più brutto e devastante ed io dovevo lavorare al ritmo di 16-18 ore al giorno, con dirette interminabili e una disponibilità totale. Sono passati 10 anni, avvenuti enormi cambiamenti, eppure in Sicilia io vedo ricostituirsi lo stesso scenario di allora: non voglio fare dietrologia, ma la 'consegna' di certi uomini alle Forze dell'ordine e non di altri, mi danno l'idea di una strategia in movimento in un momento politico che è evidentemente di grande debolezza

C'è la crisi economica forse più grave da quando lavoro: vengo da Termini Imerese dove la crisi della Fiat determina una nuova emergenza: 2000 persone che a 50 anni non sanno cosa fare del loro futuro. L'impianto costruito da Fiat nel 1971 era di per sé un presidio antimafia. Una certezza. Ed ora anche questa viene meno in un momento particolarissimo.  

"Il mio è stato un contributo continuo nel dar conto di emergenze: la mafia, l'Etna e poi ancora la siccità. Ma ora, se anche facessero 50 o 60 arresti in un blitz antimafia non importerebbe molto a nessuno. La comunicazione conta fino ad un certo punto. Conta di più l'immaginario collettivo e quello che le persone vogliono sentirsi dire

"Sto per trasferirmi a Roma alla sede locale del TG5 e penso che in Sicilia, dopotutto, le cose che accadono siano sempre le stesse: a cambiare forse sono solo le persone. Ciò che della Sicilia interessa tanto al telespettatore quanto al mio direttore è sempre e soltanto negativo

Questa è stata ed è la mia difficoltà nel lavoro di corrispondente dalla Sicilia.  Mi vedevano come uno 'sbirro'. Mi sono venuti a cercare in ufficio e ho ricevuto minacce e intimidazioni. Tantissime volte sono stato inseguito in autostrada e quando entravo in una casa per un intervista o per cercare notizie, quasi sempre mi capitava di essere aggredito. 

Nessun giornalista -- ha aggiunto ancora Sottile -- può dirsi veramente libero: se avete una notizia-bomba su Agnelli e volete pubblicarla sul Corriere della Sera, riceverete 2500 pressioni e alla fine non sarà possibile pubblicarla per quella che è.

A Mediaset ho 8milioni di telespettatori ogni sera grazie ad un direttore che io stimo e che è in gamba anche nello gestire il gruppo: economia, cronaca, politica. La sua forza è nel tenere la barra dritta, in continuo equilibrio. 

foto di Salvo Sottile, l'11 ottobre al CNR di Palermo: 'Al TG5 parlo a 8 milioni di persone. Ma della Sicilia l'unica cosa che gli interessa è il degrado'Fede, per dire, fa 700mila spettatori, ma Mentana con 12 volte quella cifra ha potuto e può chiedere maggiore autonomia.  Naturalmente, lavoro per l'azienda del presidente del Consiglio e questo comporta difficoltà crescenti. Per esempio, proprio a Termini noi di Mediaset non potevamo passare attraverso il blocco stradale perché noi del TG5 siamo 'dipendenti di Berlusconi' e gli operai ci bloccano accomunandoci al Governo. 

Leoluca Orlando, Arnaldo La Barbera...

L'anno scorso sono stato inviato dal direttore in Pakistan: sembrava di essere a Gerusalemme 2mila anni fa. Le case di creta, niente acqua corrente e tutti a piedi scalzi.  Mi sono affacciato dalla montagna di Peshawar, al Passo di Khybar

Di fronte a me c'era una scena biblica: milioni di persone in fila che davanti venivano respinte dalla polizia di frontiera a bastonate e dall'alto venivano mitragliati dai talebani alle loro spalle!  Lì, e fa male anche solo dirlo, le donne vengono trattate come animali: vengono violentate nelle strade o malmenate all'aperto e se provate anche solo ad intervenire, vi tagliano la gola. Quando facevamo i collegamenti, ci davano botte con i bastoni ma raramente ho avuto paura perché la Sicilia in questo è stata una grande Scuola. E sono riuscito, come si dice, a 'portare il sedere a casa'. 

L'intervista più bella l'ho fatta ad Arnaldo La Barbera, l'ex capo della Squadra mobile di Palermo, un mio grande amico, che poi con il suo Gruppo speciale avrebbe arrestato gli assassini di Falcone e quelli di Borsellino. La prima volta che chiesi di parargli, mi fece fare anticamera per 12 ore: fuori dalla porta per un'intera giornata! Mi arrabbiai moltissimo e lui si arrabbiò più di me. Noi cronisti avevamo una paura fisica di La Barbera, letteralmente ci terrorizzava. 

Ma nell'intervista che mi diede per uno speciale del TG5, emerse un lato così umano del suo carattere che io stesso rimasi esterrefatto.  L'altra intervista che mi ha lasciato un segno l'ho fatta quest'estate al macchinista del treno deragliato a Rometta: era praticamente morto ma si è risvegliato dal coma e seppure sia ancora in sedia a rotelle, di lui mi ha colpito l'immensa voglia di vivere.

Io ho grande stima, umana e politica, per Leoluca Orlando ma va detto subito che non è accettabile l'idea che se Orlando ha il 70% dei voti, questi siano tutti di siciliani integerrimi e se il Polo delle Libertà conquista tutti e 61 i parlamentari eletti in Sicilia nei collegi uninominali, allora si tratta di voti mafiosi.  

Il sindaco Orlando venne visto come un paladino e con la sua leadership e le sue doti di grande comunicatore si trovò capo di un movimento-partito che probabilmente andò al di là delle sue stesse aspettative. Lui è uno che si sperimenta sempre e nella rottura si propose come alternativa alla DC che spariva.  

Forza Italia secondo me è la stessa cosa: negli anni 1993-94 entrò nel grande vuoto apertosi con la fine dei partiti storici. Come tutte le esperienze dei genialoidi, quella di Orlando si è conclusa con lui. Ma quante volte capita che mi chiedano cosa accadrà di FI quando Berlusconi lascerà la politica e non ci sarà più? Chi ne prenderà il posto? Si dice Formigoni, ma pensateci e capirete che è impossibile.

Ci attendono ancora grandi cambiamenti.


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