Quattro chiacchiere con Socillo, Padovan e Sottile

Palermo, 19 novembre 2003 - Giovedì 6 novembre Italpress festeggia i suoi primi 15 anni e mi invita a festeggiare il compleanno nella meravigliosa villa che Luca Orlando, allora sindaco, comperò alla Città dall'ultima erede dei Niscemi e che oggi è sede di rappresentanza di Palermo. 

Gaspare Borsellino, l'imprenditore che con la sorella Anna ha creato e portato al successo nazionale l'unica agenzia di stampa italiana a sud di Roma, è quasi completamente afono per lo stress e per la gioia, ed apre i lavori con un filo di voce. "Tu sei un vero siciliano -- gli dico io che l'ho invitato al nostro prossimo corso di formazione manageriale --. Fai come Fiorello, che quando ha successo si schermisce,  cambia discorso, tocca ferro e parla d'altro". Ha iniziato da solo, con molte idee e con una quarantina di milioni: le banche italiane -- al solito lungimiranti -- gli negarono qualsiasi credito ma oggi la sala è stracolma: ci sono decine di studenti universitari e di relatori da ogni parte d'Italia. 

Il sindaco Diego Cammarata, un ragazzo pulito con il cuore in mano, è il primo a parlare ("Oltre ad esserne clienti, siamo orgogliosi di Italpress che ha dato un contributo a fermare la fuga di cervelli e di professionalità nel campo del giornalismo"). C'è Paolo Gagliardo, giovane direttore generale dell'Alfa Romeo ("i clienti premium ci percepivano come produttori di auto sportive di medio livello; e i clienti sportivi ci percepivano come una vettura premium, troppo costosa: abbiamo dovuto cambiare tutta la comunicazione"); e ci sono il rappresentante dei giornalisti sportivi italiani Antonello Capone ("Ho qui i bilanci delle squadre di calcio italiane. Tranne due, le altre sono tutte in perdita. Ma voi pensate che i loro proprietari siano dei ricchi scemi?... Via! Zamparini senza il calcio non avrebbe mai potuto costruire tutti quei supermercati. E il presidente che ha dato all'Inter l'ultimo scudetto, sarà stato ben contento di averci perso qualche soldo se poi a Taranto ha preso l'appalto Italsider per fornire 5mila pasti al giorno per 15 anni!), e Darwin Pastorin, oggi caporedattore sportivo di Sky, ("Il calcio è poesia. Ora sto cercando di far conoscere Garrincha ai giovani ed io, che da piccolo giocavo in Brasile con i bambini ebrei e brasiliani, ho avuto come maestro un galantuomo e poeta palermitano come Vladimiro Caminiti").

Italo Cucci di mattina e Filippo Mulè nel pomeriggio moderano due dibattiti di 3 ore ciascuno come quelli che usavano una volta: ai quali, non solo non ti viene voglia andartene, ma di intervenire. L'imprenditore siciliano Angelo Randazzo, per dire, si lamenta che un suo collega inglese "ha paura di venire a Palermo"; "se è per questo -- gli dico io rivolgendomi anche al direttore del Giornale di Sicilia e allo stesso Borsellino -- il mio ex capo in Israele, che vive a Gerusalemme ed ha fatto la Guerra dei 6 Giorni, ne ha paura lui stesso, di venire da noi. A quando una convinta e continua opera di informazione corretta e positiva sulla Sicilia?").

I ragazzi hanno la possibilità di aprirsi un po' la testa lontani dai docenti universitari e ascoltano attentissimi i relatori che -- forse colpiti dalla serietà e dalla partecipazione -- non si risparmiano. Andrea Ceccherini, il giovane toscano che si è inventato l'Osservatorio giovani editori per diffondere la cultura della lettura fra i giovani è molto chiaro: "Prima di venire, mi sono fatto dare i dati. Non esiste Paese al mondo, con l'eccezione dell'Indonesia, dove si legga meno che in Sicilia: 47 giornali ogni mille persone, contro i 105 della media nazionale, già bassissima, che va confrontata con i 300 e più giornali della media europea. Ma proprio dalla Sicilia abbiamo avuto una risposta straordinaria con 60mila studenti coinvolti".

Chiude i lavori Maurizio Gasparri, ministro delle Comunicazioni e già giornalista oggi deputato eletto in Calabria con un antico amore per la Sicilia dove (a Marettimo) passa le vacanze e che ha la sua legge sul sistema integrato della comunicazione in discussione in Parlamento ("questa è una terra estrema, nel bene come nel male. Io spero che la legge sia approvata e che sia firmata dal Capo dello Stato"). Gli chiedo di Telèma, la bella rivista su telematica e società della Fondazione Ugo Bordoni, da lui chiusa ("Ci costava un miliardo l'anno, e i soldi sono dei contribuenti. Non poteva andare avanti"); e poi di Geminello Alvi, da lui designato alla presidenza della Fondazione ("non ha accettato la nomina e ora c'è Giordano Bruno Guerri").

Fra gli altri ci sono anche il direttore di Radio 1 e del Gr 1 Bruno Socillo; il conduttore del nuovo Sky Tg24 della rete di Rupert Murdoch Salvo Sottile; e il direttore di Tuttosport ed opinionista televisivo Giancarlo Padovan con cui decido di fare 4 chiacchiere per i lettori di questo sito.

Bruno Socillo: Destra, cultura, comunicazione e Righetti

Direttore, il professore Della Loggia sulle pagine del Bruno Socillo, direttore di Radio 1 Corriere della Sera ed altrove lamenta la mancanza da parte del Centrodestra italiano di una politica culturale seria per la promozione di una classe dirigente all'altezza dei compiti che faccia riferimento a quell'area culturale. Lei ha preso la direzione di Radio 1 e del Gr1 con l'insediamento del secondo Governo Berlusconi e, come ha fatto Mauro Mazza alla guida del Tg2, si è distinto per un forte rinnovamento. Vorrei chiederle se secondo lei questa crescita c'è, e cosa sta facendo lei per realizzarla?

Io, come sta facendo Mauro al Tg2, stiamo facendo qualcosa proprio in questo senso. Su Radio 1 è partita la trasmissione L'Argonauta condotta da Gianfranco De Torris,  che non si occupa ovviamente quotidianamente di temi intellettuali di destra, ma in cui trovano ospitalità temi culturali, intellettuali e giornalisti che fanno riferimento a quell'area culturale. 

A Galli Della Loggia rispondo che per creare una classe dirigente, culturale e giornalistica ci vogliono anni: che non si crea dall'oggi al domani. Certe idee sono state ghettizzate e demonizzate per anni, e quindi ci vuole del tempo, perché queste forze passino dallo stato di germoglio a quello di arbusto o di pianta. Purtroppo il clima che si respira non aiuta: io cito l'intervista ad Erich Priebke in cui c'è stata una richiesta di censura preventiva nella quale si diceva in sostanza cosa doveva e cosa non doveva andare in onda. Si ha difficoltà di affrontare certi temi perché ancora ci sono dei riflessi condizionati e scatta la demonizzazione. Se la finiamo una volta per tutte, da tutte e due le parti, di demonizzare la storia e la storia delle idee, penso che sarà più facile, a Destra come a Sinistra, far nascere delle nuove classi di giovani, intellettuali e giornalisti che potranno parlare e agire liberamente.

Uno dei giovani che Bruno Socillo ha lanciato nella nuova programmazione di Radio 1 è Igor Righetti: il giovane giornalista toscano ex capo ufficio stampa di Ericsson Italia. Anche la conferma de Il Comunicattivo, nonostante il successo di pubblico, ha incontrato polemiche Destra-Sinistra. La domanda è: Come ha scoperto Igor Righetti e cosa pensa di queste polemiche?

Allora, Igor Righetti l'ho scoperto per motivi professionali: mi sono occupato spesso, quando ero vicedirettore del Tg2, di problemi legati alle nuove tecnologie e quindi ho conosciuto Righetti nella sua veste professionale; poi l'ho conosciuto anche nella sua veste accademica perché avendo fatto alcune lezioni all'Università ho trovato Igor Righetti lì docente; ho trovato molto interessanti i temi su cui si muoveva e il suo concetto di comunicazione. Soprattutto ho trovato che le cose che lui diceva rispondevano a esigenze vere: a domande che poi venivano soprattutto da giovani che si affacciano al mondo al lavoro e gradivano "istruzioni per l'uso" e non chiacchiere e trombonate retoriche. 

Da questa esigenza è nata l'idea di una trasmissione di servizio, cioè che aiutasse ad orientarsi in un mondo -- quello della comunicazione -- in cui, come dire, convivono dilettanti allo sbaraglio e professionisti. Delle polemiche penso che siccome ognuno ha un amico dentro un giornale perché ha fatto le elementari con lui o ci ha giocato a pallone, quando si restringe una trasmissione per farne posto ad un altra, anche se si tratta solo di 10 minuti, si trova sempre un amico che scrive (e se poi è di Sinistra è anche meglio) disposto a gridare allo scandalo su la Repubblica o sull'Unità. Poi però i numeri, gli ascolti, i blog su Internet parlano da soli. Io credo di aver fatto la scelta giusta. Poi, chi vivrà vedrà...

Salvo Sottile: da Mediaset a Sky con un passaggio dal Barbiere...

Sono con Salvo Sottile, nuovo conduttore di Sky Tg24, iniziato ormai da 2 mesi. Salvo ha lasciato la Tv di Mediaset per intraprendere questa nuova avventura con la rete di Murdoch. Un primissimo bilancio di questa esperienza alla luce di questi 2 mesi...

E' un bilancio assolutamente positivo: abbiamo già una serie di dati che ancora non possiamo rivelare, ma già sappiamo che Sky Tg24 è diventato quasi un Salvo Sottile, nuovo volto di Sky Tg24appuntamento per tutti. Siamo partiti con grande umiltà perché non eravamo pronti, e ora stiamo coprendo in diretta la maggior parte degli avvenimenti: il nostro obiettivo è quello di preparare una sorta di agenzia Ansa del video che dia la possibilità ai telespettatori di collegarsi in qualsiasi momento e di avere un menu completo della giornata in pochissimi minuti. Questo è il senso di questa televisione. Lo faremo con dirette, con collegamenti... Adesso sto preparando una serie di programmi che partiranno su Sky, fra cui Doppio Espresso che partirà ai primi di dicembre: 4 ore di dirette al mattino, un terreno assolutamente vergine perché né Rai 1 né Canale 5 investono sul mattino. Noi faremo 4 ore di diretta con collegamenti e ospiti in studio cercando di approfondire i fatti della giornata cercando anche di fare interagire gli ascoltatori, collegandoci con le piazze e cercando di capire la loro opinione, cercando di capire cosa pensano del mondo della televisione, che è cambiato e che cambierà ancora sicuramente, ma che comunque con Sky rappresenta oggi un punto di riferimento essendo Sky la prima Tv digitale.

Una domanda è personale: dalle fughe inseguito sulle autostrade siciliane e dal Pakistan e Islamabad per seguire gli avvenimenti in Afganistan, allo studio, alla conduzione. Qual'è l'effetto? C'è nostalgia o rammarico per i tempi del cronista?

Assolutamente sì. Mi manca molto la strada e devo dire che ora conducendo il telegiornale ti rendi conto di quanto è anche difficile poter stare in strada, comunicare; anche se il lavoro di conduttore è un lavoro che ho iniziato a fare da 2 mesi è per me un nuovo motivo di stimolo perché comunque per 12 anni ho fatto il cronista in mezzo alla città, in guerra, in America, ecc. e avevo visto la televisione soltanto dal punto di vista della strada. 

Adesso la vedo dal punto di vista dello studio, dalla difficoltà di gestire una diretta, dalla difficoltà di continuare a seguire i fatti più importanti e di dare alla gente immediatamente il polso della situazione di quello che succede. Per me è uno stimolo perché per 12 anni ho fatto una determinata cosa, e alla fine non mi divertivo più di tanto. Anche se con Mentana sono rimasto in ottimi rapporti, per me è stato un padre, e mi è dispiaciuto lasciarlo; Carelli lo conoscevo, un mio grande amico, e con questa opportunità mi ha dato la voglia e lo stimolo di ricominciare da zero e di rimettermi in gioco.

Un ultima domanda: i giornalisti italiani si sono creati una piazza su Internet divenuto un appuntamento irrinunciabile per molti di loro, e all'indirizzo Internet www.ilbarbieredellasera.com scrivono liberamente o protetti da un nickname. Su questo sito hai dato recentemente il tuo primo contributo, per cui volevo una tua considerazione generale su Internet e su Internet e mondo dell'informazione.

Mah, Internet è il mezzo del futuro. Oggi non possiamo stare senza Internet come non possiamo stare senza la televisione. C'è la possibilità di dare un accesso diretto e immediato a milioni di informazioni che forse senza Internet non avremmo mai avuto a portata di mano. Per quanto riguarda Il Barbiere Della Sera, si tratta di un sito di giornalisti per addetti ai lavori: sono intervenuto col mio nome perché non ho nulla da nascondere e perché, con grande umiltà e senza insultare nessuno, ho voluto soltanto chiarire quello che per noi è Sky Tg24 una realtà che non bisogna insultare facendo uno screening di 2 giorni perché le critiche sono state fatte su 2 giorni di visione, che non significa nulla. Bisogna crescere, dateci tempo, e cresciamo tutti insieme. Il messaggio della mia lettera era questo e per questo sono intervenuto.

Giancarlo Padovan: Internet, informazione e comunicazione

Sono con Giancarlo Padovan, direttore di Tuttosport e volto noto della Tv, ex caporedattore sportivo del Corriere della Sera (Gaincarlo Padovan"Lasciando il Corriere, ci costringe a leggere le banalità dei suoi ex colleghi"... "E lei si compri Tuttosport!"). 

Padovan insegna giornalismo all'Università ed ha anche il "patentino" da allenatore calcistico; io sono il presidente a vita del Football Club Zdenek Zeman (co-fondato nel 1994) e parlerei con lui alcune ore, rapito da quella che Gianni Brera chiamò "Eupalla", ma questo non è il luogo migliore, e allora porto la discussione su temi non calcistici.

Volevo l'opinione di Giancarlo Padovan, direttore di Tuttosport, quotidiano sportivo nazionale, su Internet e l'informazione. Un parere disincantato, anche alla luce del crollo della new economy, su Internet e sul mondo dell'informazione.

Dipende. Internet fa da un certo punto di vista informazione e dall'altro comunicazione. Fa informazione quando lavora come possono fare le agenzie o come possono fare i giornali on-line. Fa comunicazione con i siti: i siti delle società di calcio e di quelle di pallacanestro fanno comunicazione e rientrano in quella grande categoria che prima si chiamava relazioni pubbliche, o relazioni esterne.  I siti hanno annullato la mediazione dell'addetto stampa oltre che del responsabile delle relazioni esterne ed esercitano un controllo molto più efficace e ficcante delle informazioni che dalle società devono andare verso l'esterno. Internet ha creato una nuova rete sempre più vasta, sempre più interattiva; però, è riuscita anche ad essere interpretata come un sistema di interdizione all'accesso diretto all'informazione. Il giudizio oggi dei siti Internet e quel tipo di comunicazione coltivata e globale è che Internet favorisce meglio la comunicazione in uscita delle società e delle istituzioni piuttosto che quella in entrata per la ricerca delle notizie.

Senta, Jakob Nielsen, il piu' grande esperto internazionale di Internet, ha previsto (in Web Usability) che dal 2010, con l'allargamento della banda e non appena avremo monitor con una risoluzione decente, cioè paragonabile alla carta, i giornali non esisteranno più e che quotidiani, settimanali e mensili che oggi devono essere preparati separatamente, diverranno una cosa sola. Come si prepara un quotidiano nazionale? Si prepara o non si prepara?

Noi possiamo avere le opinioni più disparate: l'editore del mio giornale è convinto che questa interpretazione non sia né valida né futuribile. Lo sviluppo di Internet naturalmente c'è e ci sarà. Ma che questo sia sostitutivo dei giornali, questa è una convinzione che mi permetto di contestare anch'io. Internet non si legge, se non appunto attraverso un sistema che è appunto il computer o un sistema telematico: la carta è molto più scomoda per certi aspetti ma è molto più comoda per altri; quando noi pensiamo che la vita media delle persone si è allungata e il tempo che le persone passano fuori casa è più lungo di quello che passano in casa, io credo la carta -- i giornali di carta sportivi, piuttosto che generalisti, piuttosto che quelli gratuiti -- avrà ancora una produzione molto più facile, immediata, diretta e io non la vedo come regressiva. Rispetto ai periodi di magra di certa editoria o dell'editoria in generale, penso che la crisi dell'editoria sia riconducibile ad una situazione di difficoltà dei mercati mondiali e del Paese e delle restrizioni che investono non solo l'Europa.


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